I kamikaze sono senza ombra di dubbio tra i protagonisti più noti della Seconda guerra mondiale e questo grazie a quell’aurea di eroismo, di purezza, di totale devozione alla causa che da sempre lì ammanta, amplificata anche dalla letteratura e dalla cinematografia.
Romantici e al tempo stesso spietati, quegli uomini, poco più che ragazzi, furono attori privilegiati dell’ultimissima fase del conflitto mondiale, legandosi a filo doppio al destino del loro Paese, il Giappone, a un passo dal baratro.
La figura di questi singolari piloti, il cui compito precipuo era di trasformarsi in bombe umane, lanciandosi in operazioni suicide con i loro aerei contro il nemico, è al centro del bel saggio di Christian Kessler edito da L’ippocampo, “I kamikaze 1944-1945 Le loro storie, i loro ultimi scritti”, probabilmente la miglior opera possibile per conoscere davvero a fondo i kamikaze, una realtà che solo nel paese del Sol levante poteva davvero attecchire.
Chi erano i kamikaze?
Nell’autunno del 1944, quando la guerra per l’impero giapponese sta declinando verso un’inesorabile sconfitta, l’aviazione militare del Sol Levante istituisce il “corpo di attacco speciale”.
Si tratta, al netto della pomposità della dicitura, di un gruppo di soldati addestrati a scagliarsi contro le navi americane a bordo di aerei armati di bombe, in poche parole dei più noti kamikaze, cavie umane destinante ad azioni suicide con l’improbabile speranze di modificare in corso d’opera le sorti del conflitto.
Alla figura dei kamikaze, letteralmente “vento divino”, è dedicato il bel saggio di Christian Kessler, professore all’Università Musashi di Tokyo, edito da L’Ippocampo, apprezzatissima casa editrice, fondata nel 2003 che fa della diffusione della cultura, a 360°, il suo primario scopo, ottenendolo anche grazie a dei prodotti letterari dalla veste grafica particolarmente curata.

“I kamikaze 1944-1945 Le loro storie, i loro ultimi scritti” questo il titolo completo del lavoro di Kessler è un’opera complessa e esaustiva, un approfondito saggio sulla figura storica dei kamikaze, sul loro arruolamento, su come avveniva il loro addestramento, sull’effettivo ruolo e contributo che fornirono nel l’ultimo, drammatico lembo del conflitto mondiale ma anche sugli ultimi momenti che quegli uomini destinati a morte certa vissero prima di immolarsi per il loro imperatore, il divino Hirohito.
Il dramma dei Kamikaze nelle loro lettere
Ma il saggio editto da L’ippocampo è anche la vivida testimonianza, declinata in prima persona, del personale dramma di uomini deliberatamente mandati a morire per provare a dilatare una guerra ormai persa.
Nel bel libro di Christian Kessler l’intima realtà di quelle vere e proprie bombe umane è ricostruita con dovizia di particolari ma soprattutto attraverso un centinaio di lettere, poesie e testamenti inediti, uno straordinario e per certi aspetti inedito corpus letterario, a cui spesso quegli uomini destinati a morte certa associavano le loro personalissime reliquie, ciocche di capelli, piccoli oggetti personali, persino unghie, un singolare corredo funebre da lasciare in eredità a chi sopravviveva.
“I kamikaze 1944-1945 Le loro storie, i loro ultimi scritti” proietta il lettore in una realtà che a noi occidentali è ancora oggi di difficile comprensione, un mondo fatto di parole, emozioni, ricordi, fragili speranze, di momenti di incredibile ironia ma anche di verità storiche spesso sottaciute.
Il valore assoluto della fedeltà
Perché come evidenzia Kessler «Il fenomeno dei kamikaze non nasce da una follia militare, da un patriottismo esasperato o da una presunta crudeltà intrinseca alla cultura giapponese, come spesso descritto dalla propaganda nordamericana. Lo spirito e la struttura del programma dei corpi speciali d’assalto tokkō si inseriscono invece in una continuità culturale che unisce lo shintō e il bushidō, la “via del guerriero”» ovvero la religione ufficiale e quel codice di condotta, quello stile di vita che, come scrive sempre Kessler «esalta la fedeltà al proprio signore, spingendola fino al sacrificio estremo della morte volontaria.»
A proposito dell’essenza di quell’indicibile e per certi aspetti incomprensibile sacrificio da parte di giovanissimi, queste le ultime parole del kamikaze Okamura Hiroji, morto il 28 aprile 1945 all’età di 23 anni.
«In tutte le epoche
A proteggere il paese
Sono i giovani
Con l’inesauribile spirito giapponese.»