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Il mio nome è Ayrton Senna

Ayrton Senna

Trent’anni fa, in un pomeriggio di metà primavera, moriva un mito incontrastato dello sport che con il suo talento e con il suo sorriso aveva conquistato tutti i tifosi della Formula 1 e non solo.

Quel mito dallo sguardo dolce e dai modi gentili si chiamava Ayrton Senna.

Ayrton Senna: le prime corse di un predestinato

Imola, 1° maggio 1994. Mentre buona parte del mondo celebra la Festa dei Lavoratori, su uno degli autodromi più celebri del ranking, da alcuni anni intitolato a Enzo Ferrari, si sta per disputare la terza gara del Mondiale di Formula 1, l’atteso Gran Premio di San Marino.

Ai blocchi di partenza, tuttavia, non si respira il consueto, adrenalinico entusiasmo, quello che tradizionalmente precede lo spegnimento dei semafori rossi.
Sul rutilante circo dell’automobilismo grava una plumbea cappa, sprigionatasi il giorno prima, quando nel corso delle qualifiche, a seguito di un terribile incidente, ha perso la vita l’austriaco Roland Ratzenberger.

Ayrton Senna
Ayrton Senna
(foto di: Istituto Ayrton Senna – Commons: Ayrton Senna 9.jpg, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=21410057)

Tra i piloti, inevitabilmente scossi per quanto accaduto, più di qualcuno ha proposto di sospendere la gara prevista per il giorno dopo.
Ma lo spettacolo automobilistico, parafrasando il celebre brano “The show must go on” dei Queen, non prevede pause, neppure davanti alla tragedia della morte.
In prima fila, pronto a far scattare il suo bolide, c’è il più forte di tutti: Ayrton Senna da Silva.

Originario di San Paolo, una delle località più note del Brasile, Ayrton nasce il 21 marzo del 1960.

Fin da piccolo dimostra un’autentica passione per il mondo delle corse automobilistiche, non una rarità per i brasiliani che oltre al calcio, vero e proprio sport nazionale, amano e tanto anche la Formula 1, alla quale lo stato Verdeoro ha regalato piloti del calibro di Emerson Fittipaldi, due volte campione del mondo nel 1972 e 1974 o Nelson Piquet che di mondiali ne ha vinti addirittura tre.
Quell’innata passione per le quattro ruote si traduce ben presto in una splendida realtà.

Ayrton Senna all'età di 3 anni
Ayrton Senna all’età di 3 anni
(foto di: Istituto Ayrton Senna – Flickr, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=21378310)

Poco più che tredicenne Ayrton che tra i suoi avi vanta anche discendenze italiane, inizia a gareggiare nei kart, spesso l’anticamera alla Formula 1, dove sbarca nel 1983, dopo aver maturato importanti esperienze nella Formula Ford e, soprattutto, nella Formula 3.

Dopo alcuni test con la Williams e la McLaren, Senna nel 1984 è ai nastri di partenza della nuova stagione della Formula 1, al volante della Toleman, casa automobilistica inglese, sulle piste internazionali dal 1977.

Senna in una gara di Formula Ford del 1981
Senna in una gara di Formula Ford del 1981
(foto di: Istituto Ayrton Senna – Flickr: Ayrton Senna 5, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=21530641)

L’esordio sulla monoposto fondata da Ted Toleman è in Brasile, la terra dove è nato.
Tuttavia, quel debutto sulla pista di casa non va come sperato. Quel primo gran premio, ne correrà in tutto centosessantuno, si conclude con un inaspettato ritiro, una delusione cocente che sarà ben presto dimenticata.

Ayrton Senna sul tetto del mondo

Terminata l’esperienza con la Toleman, nel 1984 Senna passa alla Lotus. Nella scuderia fondata da Colin Chapman, il pilota paulista trova come compagno di squadra l’italiano Elio De Angelis che nel 1986 morirà a seguito delle ferite riportate sul circuito automobilistico francese Le Castellet.

Romano di nascita, più vecchio di Ayrton di due anni, De Angelis è un pilota apprezzato nel circuito automobilistico, specie per quello stile mai sopra le righe. Il compito dell’italiano, alla Lotus dal 1980, è quello di fare da chioccia al talento brasiliano, su cui la scuderia inglese punta moltissimo.

Alla Lotus Senna rimane fino al 1987, un triennio complessivamente positivo. Nei primi due anni sfiora il podio finale, piazzandosi per ben due volte al quarto posto; poi, nell’ultimo anno di permanenza alla Lotus, ecco giungere un ottimo terzo posto nella classifica piloti, ottenuto anche grazie alle vittorie nei gran premi di Monaco e Detroit.

Senna a bordo della Lotus 97T al Gran Premio d'Europa 1985
Senna a bordo della Lotus 97T al Gran Premio d’Europa 1985
(foto di: Jerry Lewis-Evans – https://www.flickr.com/photos/figsbury/9350290093/in/album-72157634767569482/, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=43892263

Dopo quattro stagioni in Formula 1 Senna non è più una scommessa ma una splendida realtà. A lui si interessano scuderie quali Williams o Benetton. Anche la Ferrari è attratta dal pilota brasiliano ma alla fine a spuntarla è la McLaren.

La scuderia britannica fa affidamento per la vittoria finale sui potentissimi motori della Honda ma, soprattutto, sul miglior pilota su piazza, il francese Alain Prost, già due volte campione del mondo e conosciuto nell’ambiente come il Professore, per la tranquillità che mostra al volante.

Ma il palmares del campione francese non spaventa certo Senna che pur rispettando Prost non ha certo voglia di fare il comprimario. Alla fine di una stagione indimenticabile sarà proprio il pilota brasiliano a trionfare, staccando di una manciata di punti proprio il campione transalpino.

Il primo titolo iridato di Ayrton è il frutto di un campionato mondiale pressoché perfetto, scandito da ben otto vittorie e diversi podi, un trionfo che dopo la prima gara sembrava impossibile.

Ancora una volta, infatti, l’atteso gran premio del Brasile si conclude con una disfatta, a causa del ritiro per un guasto meccanico, un esordio decisamente negativo ma che non deprime Senna, ci vuole altro per scoraggiarlo.

Alla McLaren rimane sei anni, durante i quali conquista altri due mondiali, nel 1990 e nel 1991. Gli anni che seguono al volante della scuderia biancorossa, pur non gratificati dal primato, sono forieri, tuttavia, di risultati apprezzabili, di cui il più prestigioso è il secondo posto ottenuto nel 1993, dietro il rivale di sempre, quell’Alain Prost che proprio quell’anno decide di abbandonare le corse, chiudendo in bellezza.

Senna vince lo United States Grand Prix del 1991
Senna vince lo United States Grand Prix del 1991
(foto di: wileynorwichphoto – Flickr: Senna @ USGP 1991, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=27082755)

Il secondo posto ottenuto non soddisfa pienamente Senna desideroso di nuove sfide. Per questo lascia la McLaren per la Williams, prendendo in eredità la monoposto che Prost l’anno prima aveva portato alla vittoria finale.

Il debutto al volante di quel nuovo bolide non è tuttavia dei migliori. Nel gran premio del Brasile, quello che tradizionalmente apre il campionato di Formula 1, Senna, dopo uno spettacolare testa coda, è costretto ancora una volta al ritiro; eppure il week end era iniziato nel migliore dei modi, con una straordinaria pole position, ottenuta nelle qualifiche del sabato davanti al tedesco della Benetton Michael Schumacher e al pilota della Ferrari, Jean Alesi.

Le cose per Senna non vanno bene neppure nella seconda gara della stagione. Sulla pista giapponese di Mimasaka, in occasione del Gran Premio del Pacifico, il campione brasiliano è nuovamente costretto al ritiro. Fatale, questa volta, è un incidente che lo vede coinvolto, suo malgrado, subito dopo la partenza. A buttarlo fuori è l’italiano Nicola Larini, al volante della Ferrari che in quell’occasione ha sostituito l’infortunato Alesi.

Due ritiri consecutivi, dopo due pole position, sono un’onta inaccettabile per Senna che punta tutto su Imola, certo che sul circuito di San Marino otterrà la sua prima vittoria al volante della Williams. Ma il destino ha in serbo per il campione di San Paolo, un esito tragico.

La tragica fine di Ayrton Senna

Mancano pochi secondi allo scoccare delle quattordici e poi il terzo gran premio della stagione, quello di San Marino, prenderà ufficialmente il via.

Ai blocchi di partenza le venticinque monoposto sono tutte allineate; mancano, però, quella di Rubens Barrichello, coinvolto in un incidente nelle prove libere del venerdì, per fortuna senza gravi conseguenze; quella di Paul Belmondo che non si è qualificato ma, soprattutto, la Simtek-Ford di Roland Ratzenberger, deceduto il giorno prima, in occasione delle qualifiche che hanno visto trionfare, per la terza volta di fila, Ayrton Senna, con il tempo di 1’21.548, ben 337 centesimi in meno di Schumacher che con la sua Benetton ha trionfato nei due primi appuntamenti del mondiale.

La McLaren Honda MP4/4 con cui Senna vinse il suo primo campionato del mondo di Formula 1 nel 1988 (foto di: Maurizio Carvigno)

Sono trascorsi pochi istanti dallo spegnimento dei semafori rossi che si verifica il terzo incidente nell’arco di tre giorni. A rimanere coinvolti sono i piloti Letho e Lamy che per fortuna non riportano alcuna conseguenza, al contrario di nove spettatori, rimasti feriti da alcuni detriti staccatisi dalle due autovetture incidentate.

La gara viene sospesa. La sensazione è  che su Imola incomba un’autentica maledizione. Sul circuito fa la comparsa la safety car, la vettura che ha il compito di compattare i piloti, permettendo, al contempo, la pulizia della pista, azione ultimata in tempi da record, tanto che la gara poco dopo può riprendere.
La Williams di Senna inanella subito giri velocissimi, tallonata, però, dal solito Michael Schumacher.

Poi, al settimo dei cinquantotto giri previsti, la morte torna a funestare il gran premio. Alle ore 14:17, mentre Senna affronta la curva del Tamburello a oltre trecento chilometri orari, la vettura, a causa della improvvisa rottura del piantone dello sterzo, diventa ingovernabile. Senna prova a sterzare più volte per mantenere la monoposto in carreggiata ma è tutto maledettamente vano. L’autovettura,  come fosse impazzita,  non risponde, viaggiando a velocità folle verso l’esterno della pista.
Senna, allora, frena energicamente, la velocità diminuisce, scende sotto 250 km/h ma non basta a evitare l’impatto contro il muretto di cemento che delimita l’autodromo.

Particolare della McLaren Honda MP4/4 guidata da Senna nel 1988
Particolare della McLaren Honda MP4/4 guidata da Senna nel 1988
(foto di: Maurizio Carvigno)

L’urto è tremendo. Nella terribile carambola si stacca una sospensione che colpisce il casco di Senna. Gli attimi che seguono sono un autentico incubo. Un’ulteriore parte della vettura trapassa la visiera del casco, ferendo gravemente il pilota brasiliano.

Sono immagini drammatiche che le lasciano attoniti le migliaia di spettatori dell’autodromo ma anche i milioni di spettatori che stanno seguendo il gran premio in televisione.

Le condizioni di Senna appaiono subito gravissime. A preoccupare sono i movimenti della testa di Senna, che pur impercettibili, tradiscono possibili effetti a livello celebrale.

Senna muore alle 18:40, all’ospedale Maggiore di Bologna, dove è giunto in eliambulanza, in condizioni disperate.

A proposito della morte, tre anni prima Ayrton al giornalista Carlo Grandini, in una sera di primavera, aveva confidato:

«Non vedo perché si debba sempre discutere di tutto meno che della morte. Su questa terra si comincia nascendo e si finisce morendo: sono i due poli della nostra parabola. L’importante per me è non sapere dove e quando io morirò, l’importante per lei è non sapere dove e quando morirà. Ma vede, io credo di avere un vantaggio su di lei: per il mestiere che faccio, ho una confidenza con la morte che lei non ha. Da anni mi sembra di incontrarla tutti i giorni, perché tutti i giorni la metto in conto, ho quindi una specie di confidenza. Non si stupisca: mi sembra quasi un’amica. Non mi fa paura.»

Per la cronaca neanche quella seconda morte in due giorni basta a fermare il circo motoristico. La gara riprende dopo soli trentasette minuti, sufficienti per ripulire la pista dai rottami della macchina di Senna. A tagliare il traguardo è Schumacher che si aggiudicherà poi quel mondiale, seguito da Larini e dal finlandese Mika Hakkinen, al volante della McLaren.

Prima, tuttavia, della conclusione del Gran Premio di San Marino, un ennesimo incidente funesta quella maledetta gara. Mentre la Minardi guidata da Michele Alboreto sta uscendo dai box dopo la sosta, una gomma si stacca, andando a colpire, per fortuna senza gravi conseguenze tre meccanici della Ferrari, uno della Lotus e uno della Benetton.

Nel 1996, a due anni da quella tragica, Paolo Montevecchi (autore, regista, musicista venuto a mancare, purtroppo, prematuramente nel marzo del 2023) scrisse “Ayrton” canzone meravigliosa dedicata al campione brasiliano che Lucio Dalla interpretò in modo assolutamente struggente e che, inizialmente, si sarebbe dovuta intitolare “Il circo.”

«Il mio nome è Ayrton, e faccio il pilota
E corro veloce per la mia strada
Anche se non è più la stessa strada
Anche se non è più la stessa cosa
Anche se qui non ci sono i piloti
Anche se qui non ci sono bandiere
Anche se forse non è servito a niente
Tanto il circo cambierà città
Tu mi hai detto “Chiudi gli occhi e riposa”
E io, adesso, chiudo gli occhi.»

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