«Nel silenzio delle navate del monastero di San benedetto di Polirone…» con questo incipit poetico e al tempo stesso misterioso ha inizio il bellissimo saggio dello storico Igor Santos Salazar dal titolo I Gonzaga. Potenza e splendore di una casata, pubblicato da Diarkos, casa editrice da tempo specializzata in saggistica, con particolare attenzione alla storia.
Si tratta, per chi ama le vicende dei «Gonzaga: capitani del Popolo del Comune di Mantova, vicari imperiali, poi marchesi e infine duchi» di un’opera imprescindibile, proprio perché affronta quella che è stata una vera e propria saga dinastica, partendo dai primordi, da quel monastero, fondato per volontà di Tedaldo di Canossa, che sorge alla confluenza dei fiumi Po e Lirone, in quel lembo di Lombardia che oggi si incunea tra Veneto ed Emilia.
Lo storico spagnolo, docente di Storia medievale presso l’Università di Trento, sceglie di partire dagli albori, districandosi attraverso una genesi familiare, per nulla semplice e tantomeno lineare, raccontando con una prosa sempre scorrevole e mai didascalica gli umili esordi dei futuri signori di Mantova che, in origine, erano un eterogeneo gruppo di militari al soldo della potente Matilde di Canossa.
Dal silenzio del monastero di Polirone allo stridore delle armi il passo è rapido e incalzante, scandito da personalità vincenti, a partire da quel militare esperto che risponde al nome di Opizzo da Gonzaga, uno dei vassalli più presenti nel nutrito gruppo che segue fedelmente Matilde.
Una storia familiare fatta di ricchezze rapidamente accumulate e di un potere politico conquistato grazie anche ad azioni coraggiose e spregiudicate, come quella compiuta da Ludovico I Gonzaga, «il primo personaggio del gruppo parentale che avrebbe governato i destini della città di Virgilio» che insieme ai suoi figli mise a segno un vero e proprio golpe ai danni di Rinaldo Bonacolsi, episodio che rimase a lungo scolpito nella memoria dei Gonzaga.
Il racconto di Igor Santos Salazar sui Gonzaga si risolve ben prima della naturale conclusione di quella che è stata una delle dinastie più importanti di sempre, assestandosi, infatti, al 1530, non una data qualsiasi ma quella in cui Federico II Gonzaga ricevette da Carlo V l’agognato titolo ducale, «la conquista di una posizione di prestigio inimmaginabile, all’inizio della loro avventura signorile.»
Protagonisti di questo racconto corale sono, naturalmente, gli uomini di Casa Gonzaga, personalità diverse per estrazione, scelte politiche e per differenti declinazioni caratteriali ma tutte accomunate dalla medesima, divampante ambizione di lasciare un segno indelebile nella Storia.
Tra queste figure spicca quella di Gianfrancesco, a cui si devono i primi passi internazionali dei Gonzaga ma anche una delle prime significative sfide militari, quella mossa contro Ottobuono Terzi, signore di Reggio Emilia; ma, soprattutto, quella di Ludovico III che Salazar efficacemente ribattezza come il “Principe del Rinascimento” sottolineando, in tal modo, la visione moderna che ebbe nella gestione delle leve del potere e non solo.
A Ludovico, personaggio chiave della plurisecolare storia dei Gonzaga, spettò il grande merito di aver consolidato lo Stato mantovano, non solo dal punto di vista politico-militare ma anche da quello culturale, creando una vivace e invidiata corte dal forte accento culturale e internazionale, un pregio che già i suoi coevi gli riconobbero facilmente. Un uomo figlio del suo tempo che seppe perfettamente interpretare, un uomo che, come scrive Salazar, possedeva lo sguardo «di chi è abituato al comando già prima di raggiungere gli oneri del governo.»
Non solo i “maschi” Gonzaga, nel libro di Salazar c’è il giusto spazio anche per le donne Gonzaga, «figlie, sorelle, mogli quotidianamente sottoposte all’autorità dei loro padri, fratelli, mariti» pedine da muovere sulla scacchiera della diplomazia, andando a dama anche attraverso l’arma infallibile dei matrimoni di convenienza di cui pure i Gonzaga si servirono con spregiudicatezza e successo, a partire dalla fine del Trecento, quando «i procuratori di Ludovico II Gonzaga e di Bernabò Visconti leader del Milanese, scambiarono la promessa di un matrimonio che avrebbe unito il figlio del primo (Francesco) a una delle tante figlie del secondo (Agnese).»
Parlare, tuttavia, dei Gonzaga senza soffermarsi sul legame fra questa famiglia e il mondo dell’arte è pressoché impossibile, tanto forte è tale binomio, una “relazione” che parte da lontano e che si rafforza nei secoli, attraverso il loro smisurato desiderio di collezionismo ma anche in virtù dell’acceso mecenatismo mirato, innanzitutto, a fare di Mantova l’epifania della loro potenza, il perfetto palcoscenico dove esibire la loro crescente autorità.
A questo legame Salazar dedica il capitolo “I Gonzaga e le arti: devozione, collezionismo e propaganda” uno dei più belli di tutto il libro, una splendida teoria di opere e autori, dall’immancabile Andrea Mantegna che eternò in affreschi meravigliosi lo splendore dei Gonzaga ad altri tantissimi protagonisti della scena culturale e artistica di quei secoli che passarono necessariamente per Mantova, una delle capitali indiscusse della cultura italiana.
“I Gonzaga. Potenza e splendore di una casata” è un perfetto intreccio di Storia e Storie, in cui le biografie di uomini e donne illustri si legano al racconto di epiche battaglie, un percorso di alcuni secoli nodali della storia italiana e non solo, scandito da scelte strategiche, intricate relazioni diplomatiche, sanguinose guerre e superbe opere d’arte, sullo sfondo di un inziale piccolo Stato dell’Italia settentrionale che rapidamente si impose sulla scena internazionale, proponendosi come modello da imitare, esempio di forza economica, militare e artistica che rimarrà nella memoria.